Il malessere sociale nell’Artico russo, alimentato da isolamento, crisi economica e carenze sanitarie, rappresenta una sfida decisiva. Investimenti mirati potrebbero però rilanciare il benessere delle comunità e il loro futuro.
Una società vulnerabile
La salute sociale è un fenomeno complesso che ha a che fare con lo stato psicologico di un individuo, che ne determina la capacità di interagire con le persone che abitano l’ambiente sociale nel quale questo svolge la propria vita. La misura nella quale le persone che popolano un certo spazio sono socialmente vulnerabili (per esempio dal punto di vista medico, legale o sociale), la loro adattabilità ai cambiamenti repentini e la loro abilità di inserirsi in ruoli sociali costituiscono indicatori attraverso i quali è possibile misurare la salute sociale.
Se accettiamo l’esistenza di un concetto quale quello di salute sociale, dobbiamo riconoscere anche l’esistenza delle cosiddette malattie sociali, che possono andare a intaccarlo. Possiamo dunque definire una comunità socialmente in salute come una comunità nella quale non sono largamente diffuse malattie “sociali”.
Acquisiscono quindi dignità di “malattie sociali” patologie singolarmente riscontrabili attraverso esami clinici, quali il diabete mellito, le malattie sessualmente trasmissibili o l’epatite alcolica: queste sono infatti patologie che, per la loro origine, trovano uno stretto legame con la società o l’ambiente in cui si vive. Il malessere sociale può condurre anche a devianze di comportamento quali l’aumento del tasso di suicidi, di criminalità e di omicidi, a un livello molto basso di felicità e al disinteresse per i valori sociali; l’alcolismo e la dipendenza da tabacco sono casi esemplari di problematiche da ricondursi al malessere sociale.
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Noril’sk, nella tundra selvaggia
Tali fenomeni risultano particolarmente accentuati in un centro abitato di grandi dimensioni. Vi sono diverse grandi città a nord del Circolo polare artico, ma Noril’sk, con una popolazione di più di 180.000 persone, è la più grande. La temperatura media annuale è di 10 °C sotto lo zero, e i giorni con temperature sopra lo zero in un anno, in media, sono solo 84. Non esistono strade o ferrovie che colleghino la città al resto della Russia, aggiungendo alla rigidità del clima anche il pressoché completo isolamento.
Un progetto ambizioso come quello di Noril’sk, costruita per imporre “l’autorità dello Stato sulla tundra selvaggia”, dipendeva fortemente dagli aiuti economici – e non solo – provenienti da Mosca. Alla caduta dell’Unione Sovietica, questi aiuti e in generale l’interesse federale per il benessere economico ma anche, e forse soprattutto, sociale della popolazione venne meno. Questo ha portato al rapido spopolamento della Zona artica russa, che tra il 1989 e il 2010 ha visto la popolazione calare del 25%. La sola città di Noril’sk ha perso il 37% dei suoi abitanti nello stesso periodo di tempo.
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La cura è il welfare
Per questo motivo, le infrastrutture sociali sono indispensabili per le città polari. Nell’Artico, la presenza umana richiede un adeguato supporto economico, culturale, sociale e ricreativo di alta qualità, senza il quale sarebbe impossibile mantenere una popolazione così numerosa in un ambiente così ostile. Questo fattore rimane infatti fondamentale nel perseguimento degli obiettivi politici della Federazione Russa.
Il governo, nell’ambito dello sviluppo del capitale umano della Zona artica della Federazione Russa, intende migliorare l’aspettativa di vita della popolazione che vi abita. Negli anni, questa è infatti calata drasticamente e nella volontà degli organi governativi essa dovrà raggiungere, se non i livelli di altri Stati artici quali la Norvegia, perlomeno quelli del resto della Russia. Per potere aumentare l’aspettativa di vita bisogna però seriamente investire sul sistema sanitario e sui servizi offerti alla popolazione del Nord.
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Invertire la rotta
La prima causa di mortalità in Russia restano le malattie cardiovascolari: massicci stanziamenti di risorse economiche con lo specifico obiettivo di migliorare le condizioni di salute della popolazione artica (attraverso esami clinici e di screening) permetterebbero di identificare le malattie già negli stadi iniziali, diminuendone sensibilmente il tasso di letalità. In riferimento a diversi aspetti sanitari, si può notare come lo sviluppo dell’Artico in questo senso stia comunque procedendo a rilento rispetto al resto della Russia: l’aspettativa di vita delle regioni artiche è infatti inferiore alla media del Paese mentre l’indice di tumori e di mortalità infantile resta a livelli superiori.
La volontà di migliorare le condizioni socioeconomiche della popolazione dell’Artico è inoltre sottolineata dal fatto che le piaghe sociali che, allo stato attuale, continuano ad affliggere questi territori, sono a tutti gli effetti considerate vere e proprie minacce alla sicurezza nazionale del Paese. Migliorare la salute sociale nell’Artico russo è una sfida complessa ma non impossibile. Investire in infrastrutture sanitarie e sociali e offrire opportunità di sviluppo umano sono passi essenziali per restituire dignità e prospettive alle comunità polari.
Tommaso Bontempi
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Ringraziamo il fotografo Arseniy Kotov per la gentile concessione delle immagini.