Dalle infrastrutture alla fornitura di servizi, le imprese italiane hanno molto da offrire al mondo artico, che rappresenta la nuova frontiera per il “Made in Italy”.
Nuove frontiere per il Made in Italy
Il Ministero degli Affari Esteri (MAECI), in collaborazione con ANSA, ha dato vita al podcast istituzionale “Voci dalla Farnesina”, che ha l’obiettivo di raccontare il funzionamento interno del Ministero e delle sue attività.
Le puntate intitolate “#Farnesinaperleimprese”, mirano a far scoprire agli ascoltatori la vocazione naturale delle imprese italiane a esportare sia nei mercati in via di sviluppo e sia in quelli più maturi, grazie alla rete di ambasciate (187), consolati (80), istituti culturali (83) e uffici ICE (78) presenti in tutto il mondo, al fine di promuovere efficacemente l’Italia e supportare le PMI.
In questo articolo vi racconteremo quali sono le aziende italiane presenti in Norvegia e quali sono le loro opportunità di investimento in questa area geografica.
Nuove opportunità per le imprese italiane nell’Artico norvegese
Malgrado la distanza geografica, le relazioni bilaterali tra i due Paesi sono ottime. Uniti da una visione globale e membri della NATO dalla sua fondazione, (attualmente il segretario generale della NATO è il norvegese Jens Stoltenberg), Italia e Norvegia ricoprono oggi un ruolo importante all’interno dell’alleanza.
I legami tra i due stati si sviluppano su quattro livelli:
1. Cooperazione politica
Sul piano politico, l’Italia è stata tra le prime nazioni a riconoscere la Norvegia quale Stato indipendente nell’autunno del 1905. Italia e Norvegia sono accomunate dagli stessi valori e hanno posizioni simili sulle principali tematiche internazionali (multilateralismo, legalità internazionale, diritti umani, lotta alla povertà, terrorismo, disarmo e non proliferazione).
Le ottime relazioni fra i due Paesi hanno raggiunto l’apice durante la visita di Stato a Roma da parte di Sua Maestà Re Harald V di Norvegia e di Sua Maestà la Regina Sonja, con l’allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi nella primavera del 2016.
2. Cooperazione economica
A livello economico, le relazioni bilaterali si sono sviluppate in una direzione positiva per il nostro Paese, ma rimane sempre aperto un potenziale per aumentare gli scambi. L’export ittico risulta essere un asset importante per la Norvegia, ma oggi è il settore energetico a rappresentare la principale esportazione di Oslo all’estero. Da un punto di vista commerciale, Italia e Norvegia vantano una lunga tradizione storiografica: le prime documentazioni delle esportazioni di materie prime dalla Norvegia all’Italia risalgono ai tempi del mercante veneziano Pietro Querini.
3. Cooperazione culturale
La cooperazione culturale è multiforme e diversificata. Il mondo artistico norvegese ha da sempre visto nell’Italia una mèta di ispirazione – non è un caso che a Roma nel XIX secolo sia stato fondato il circolo scandinavo, ancora oggi punto di incontro tra la cultura mediterranea e nordica. E viceversa intellettuali italiani hanno mostrato grande interesse per la cultura norvegese, spaziando dalla musica all’architettura.
La cultura è un asset importante nella politica estera italiana, e l’Ambasciata d’Italia insieme all’Istituto Italiano di Cultura di Oslo e la Società Dante Alighieri, lavorano attivamente per rafforzare le relazioni culturali bilaterali e per promuovere la lingua e la cultura italiane.
4. Cooperazione scientifica
A livello scientifico, l’ambasciata e le istituzioni norvegesi sono continuamente impegnate a sostenere, rafforzare e ad investire nella ricerca e nel settore della scienza e della tecnologia, attraverso eventi e accordi di cooperazione.
Il mercato norvegese
Il mercato interno norvegese risulta essere molto limitato, ed è caratterizzato sia da piccole e medie imprese e sia da grandi aziende multinazionali. Questo fattore rende allettante per le aziende norvegesi, la possibilità di esportare prodotti di alta qualità in Italia, come per esempio prodotti ittici, alimentari, mobili, e abbigliamento.
Secondo l’Istituto Nazionale di Statistica norvegese (SSB), dal 2012 l’esportazione norvegese verso l’Italia è diminuita notevolmente da 21 miliardi di corone (NOK) nel 2012 a 7,41 miliardi di corone nel 2015. Ciò vuol dire una diminuzione del valore dell’esportazione di quasi 14 miliardi di corone.
Questa diminuzione è dovuta al fatto che l’”SSB” ha escluso dalle sue statistiche l’esportazione del gas naturale e il petrolio nel Paese destinatario finale, e le stime dell’esportazione considerano solo il primo paese di approdo dalla Norvegia. Nel 2016 il valore dell’esportazione norvegese verso l’Italia arrivava ad un totale di 9,8 miliardi di corone e il totale delle esportazioni di greggio era di 1 miliardo e 242 milioni di corone.
Il valore del rapporto
In cifre, il valore dell’esportazione escluso il gas naturale e il petrolio è il seguente: nel 2016 il valore dell’esportazione norvegese verso l’Italia raggiungeva un totale di 8,5 miliardi di corone, mentre nel 2015 il totale era di 7,4, e nel 2014 il totale era di 7,45 miliardi di corone.
La Norvegia esporta in Italia prevalentemente prodotti ittici e prodotti metalliferi. L’esportazione di prodotti ittici nel nostro Paese è costituita principalmente dal salmone e dal merluzzo. Il valore dell’esportazione di salmone nel 2016 ammontava a 2,9 miliardi di corone, in aumento rispetto al 2015, quando il valore totale era di 1,86 miliardi di corone.
L’Italia è al decimo posto per le esportazioni verso la Norvegia, e le importazioni consistono principalmente in macchinari industriali, semilavorati, generi alimentari e di consumo, automobili, abbigliamento e mobili. Oltre il 30% di tutto il vino venduto in Norvegia proviene dall’Italia.
Turismo
Nell’ultimo decennio gli arrivi turistici da e per entrambi gli Stati sono aumentati, segnando soprattutto un forte aumento fra il 2015 e il 2016, quando 120.000 turisti italiani hanno soggiornato presso strutture alberghiere norvegesi. Una cifra che quasi raddoppiata rappresenta invece la fetta di popolazione norvegese che ha scelto l’Italia come mèta per le proprie vacanze.
Ma cultura e turismo sono solo due delle voci economiche in espansione (periodo Covid a parte) fra i due Paesi. Il sottosuolo, il mare e il cielo norvegese rappresentano importanti mercati per gli interessi commerciali e strategici delle imprese italiane. Ad esempio, il Mar di Barents è soggetto ad uno sfruttamento economico del sottosuolo marino.
L’azienda italiana ENI ha consolidato la sua presenza nell’area intorno a Goliat, una piattaforma galleggiante che rappresenta il non plus ultra della tecnologia di estrazione di petrolio offshore l’Artico, che ha l’obiettivo di produrre più di duecento milioni di barili nei prossimi dieci anni. Piattaforma che, nonostante i grandi sforzi tecnologici per la sicurezza, è stata fortemente osteggiata dal mondo ambientalista.
Cantieri e tecnologia
Un’altra azienda italiana presente in questa regione è Fincantieri, che grazie a un investimento di 200 milioni di euro ha consegnato alle autorità norvegesi una nave rompighiaccio che verrà utilizzata anche per missioni scientifiche nell’Artico. Mentre Leonardo, azienda attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza, ha consegnato alla Norvegia sedici elicotteri specializzati nelle attività di salvataggio.
Infine E-GEOS ha fornito numerose tecnologie di osservazione terrestre e sorveglianza marittima, che sono state utilizzate per identificare nuove rotte di navigazione. Questi sono solo alcuni esempi che mostrano come l’Italia si muova in direzione di questa frontiera, e quali siano le sue priorità nell’Artico, (“Blue economy”, comparto energie ambientali, infrastrutture tecnologiche, portuali e terrestri).
Come e perché investire in Norvegia?
Secondo l’ambasciatore italiano a Oslo, investire in Norvegia conviene perché il trend dell’economia norvegese è in crescita, (anche durante il periodo della pandemia di Covid-19). Ciò è dovuto ai consumi interni, al potere di acquisto dei consumatori norvegesi (tra i più alti al mondo) e al reddito pro capite, che è tre volte maggiore rispetto a quello italiano.
Malgrado sia una nazione “piccola” demograficamente, la Norvegia risulta essere molto interessante per le strategie di export delle nostre imprese e i settori più cruciali, da tenere d’occhio sono:
1. Il settore “Oil&Gas”, è lo zoccolo duro su cui si basa la ricchezza nazionale. Le risorse petrolifere hanno consentito allo Stato una solida base industriale che ha permesso una specializzazione nella fornitura di infrastrutture, apparecchiature e servizi.
2. Il settore dell’energia eolica, che vedrà aprirsi numerose opportunità nei prossimi anni attraverso la trasformazione dell’industria petrolifera in settori più ecosostenibili, e ciò porterà maggiori benefici alla società.
3. Il settore del riciclaggio ed energie rinnovabili, che dimostra l’interesse delle istituzioni norvegesi per la sostenibilità, anche in accordo alle politiche UE.
4. Start-up. Sono diverse le opportunità per le start-up italiane in Norvegia, secondo l’Ambasciata. Tra i settori e i prodotti più interessanti risultano esserci: i nuovi farmaci, gli alimenti, lo sviluppo di additivi intelligenti, e la stampa 3D.
Andrea Delvescovo
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