Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti, e il Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Enzo Moavero Milanesi, hanno approvato, con un decreto del 27 marzo, il Programma di Ricerche in Artico per il triennio 2018/2020.
Si tratta di un Programma di rilevante importanza strategica, che consente all’Italia di attuare, tra l’altro, gli impegni assunti con la Dichiarazione congiunta alla prima “Arctic Science Ministerial” di Washington del 28 settembre 2016.
L’approvazione del Programma permetterà anche l’avvio di bandi rivolti alla comunità scientifica nazionale per lo svolgimento di attività nei territori artici, ampliando in tal modo quanto il Miur sta già realizzando a sostegno delle ricerca scientifica in Antartide.
Il Programma è finanziato dal Miur per un milione di euro per ciascuno degli anni 2018, 2019, 2020. La sua attuazione operativa è affidata al Consiglio Nazionale delle Ricerche, presso il quale opera uno specifico Comitato Scientifico per l’Artico cui partecipa anche il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.
Il Decreto Ministeriale: link
Dal progetto del Programma di Ricerche in Artico:
L’attività di ricerca italiana in Artico si struttura all’inizio degli anni 90, come naturale conseguenza della nascita di una comunità polare legata al Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA). È in quegli anni che vengono avviate attività in due basi dedicate a misure di lungo periodo indirizzate principalmente allo studio del clima: la stazione di Ny Alesund sulle isole Svalbard e la stazione di Thule in Groenlandia, ambedue sopra i 75°N. L’Italia si è quindi dotata di una nave “classe ghiaccio”, l’OGS Explora, che ha condotto undici campagne di ricerca nell‘ambito del PNRA e cinque campagne Artiche, una delle quali sotto l’egida dell‘International Polar Year (IPY) del 2008.
A Ny Alesund è il CNR a promuovere le attività, anche grazie al coordinamento/partecipazione ad alcuni progetti europei, mentre a Thule è l’Università Sapienza di Roma insieme a ENEA e INGV a installare i primi strumenti. L’apertura della stazione Dirigibile Italia a Ny Alesund nel 1997, sostenuta economicamente da un Progetto Speciale del CNR, crea le condizioni perché il sito di Ny Alesund diventi una sede privilegiata per le attività italiane. A Thule la presenza ENEA/Sapienza è stata affiancata da INGV nel 2006 per misura e studio dell’impatto di selezionati parametri atmosferici sul bilancio energetico e sulla temperatura al suolo e per studi in stratosfera e mesosfera, con particolare enfasi sulla distruzione di ozono. Successivamente è intervenuta l’Università di Firenze per studi sugli aerosol.
A Ny Alesund l’impegno del CNR ha permesso di dotare la stazione Dirigibile Italia di importanti piattaforme osservative, esaltando il carattere multidisciplinare della ricerca in Artico. Grazie a queste piattaforme il CNR e l’Italia forniscono contributi significativi al monitoraggio del sistema climatico nelle matrici aria, mare, criosfera e biosfera, e allo studio dei processi di interazione tra le varie componenti che contribuiscono alla “Arctic Amplification”. Alle attività a lungo termine, a Ny Alesund si affiancano notevoli attività di ricerca di respiro annuale o pluri-annuale, rivolte ad un ampio spettro di tematiche: dalla fisica e chimica dell’atmosfera alle scienze marine (oceanografia e biologia), dallo studio degli ecosistemi terrestri alla criosfera e alla geologia, dallo studio dei fenomeni in alta atmosfera (aurore, scintillazioni ionosferiche) allo studio del clima e paleoclima e della contaminazione ambientale. Le attività a Ny Alesund coinvolgono non solo personale CNR, ma anche personale di altri Enti di Ricerca quali INGV e INAF, e ricercatori di molte università, quali Perugia, Firenze, Venezia, Uninsubria, Roma Sapienza, con ciò dimostrando il carattere di “hub” per la ricerca nazionale in Artico che la stazione CNR Dirigibile Italia rappresenta
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