Dal 27 Maggio al 4 Settembre la mostra dei reportage fotografici della fotografa, promossa dal Comune di Roma e dall’Ambasciata di Norvegia in Italia.
Una ricerca profonda e lontana, quella di Valentina Tamborra, sul concetto di confine e scoperta. I due reportage della fotografa sbarcano a Roma in mostra dal 27 Maggio al 4 Settembre prossimo al Museo di Roma in Trastevere. “Skrei – Il Viaggio” e “Mi Tular – Io sono il confine” sono due dei principali lavori di Tamborra, da anni impegnata sulla fotografia di viaggio e di scoperta.
Un ciclo di eventi per scoprire meglio l’Artico e tutte le connessioni della regione polare con l’Italia. L’esposizione, promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e dalla Reale Ambasciata di Norvegia a Roma, in collaborazione con Norwegian Seafood Council, porta il lavoro della fotografa milanese a soddisfare la curiosità di chi vede nel Nord del pianeta un luogo di confine, di fascino, di avventura.
“Skrei – Il Viaggio”, a cura di Roberto Mutti con la direzione artistica di Giuseppe Creti, prende il nome da un’antica espressione vichinga “å skrida” che significa “viaggiare, migrare, muoversi in avanti”, ma che è anche il nome di un particolare tipo di merluzzo norvegese. Dopo essere stato esposto negli spazi della Fondazione Querini Stampalia di Venezia e presso la Fondazione Stelline di Milano, “Skrei – IlViaggio” arriva a Roma per narrare le migrazioni di uomini e animali.
Il viaggio di Valentina Tamborra ha avuto inizio nella Biblioteca Apostolica Vaticana di Roma e nella Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, dove sono conservate le testimonianze della vicenda avventurosa del navigatore Pietro Querini. L’uomo, sopravvissuto al naufragio della sua nave, arriva alle isole Lofoten nel 1432 e viene soccorso dai pescatori locali dai quali apprende i metodi di conservazione del merluzzo, che esporta a Venezia al suo ritorno. Questo viaggio legherà profondamente l’Italia e la Norvegia, segnando le sorti culinarie dello stoccafisso nella tradizione italiana.
Con “Mi Tular – Io sono il confine”, a cura di Giuseppe Creti, Valentina Tamborra si sposta nelle Isole Svalbard, un lembo di terra ghiacciata incastonato nel Mar Glaciale Artico, dove orsi polari e persone si contendono un confine invisibile. La parola “Tular”, che in antico etrusco significa Io sono il confine, riporta alla mente il mito dell’Ultima Thule, l’ultima isola al di là del mondo conosciuto.
Le Svalbard — isole dove in inverno la temperatura scende fino a -30°, la luce è un miraggio che dura poche ore al giorno e il numero di orsi polari è uguale al numero degli abitanti — sono da sempre note per essere un luogo inospitale per l’uomo. Negli ultimi anni, però, qualcosa è cambiato: le persone che decidono di rimanere sono sempre più numerose. Ad oggi, si contano circa 3000 abitanti e 3000 orsi polari, e sono 40 le nazionalità presenti sull’arcipelago.
Flavia Pace
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