Terra, mare, coste e ghiacci. Guardiamo all’Artico sempre in maniera diretta, e attraverso l’osservazione oceanografica possiamo anche “vederlo” da sotto. Qui invece indaghiamo una nuova dimensione, ovvero la visione dell’Artico dallo Spazio!
Occhi sul Grande Nord
Immaginate cosa avrebbe significato per le grandi spedizioni artiche dei secoli scorsi avere avuto dei satelliti in orbita polare. Immaginate il programma europeo di Osservazione Terrestre Copernicus con le sue 7 Sentinelle (con nuove aggiunte nel prossimo futuro) transitare a cadenza regolare sopra la regione artica, restituendone una visione d’insieme sullo stato dei ghiacci, sulle rotte nautiche e sull’ecosistema artico in generale.
Ma non basta. Immaginate il sistema europeo di posizionamento Galileo dare informazioni sulla posizione delle navi sopra il Circolo Polare e permettere la localizzazione di equipaggi in cerca di soccorso in tempo reale. Immaginate dunque Copernicus e Galileo accorrere in soccorso del Dirigibile Italia, dare informazioni e immagini della tenda rossa di Umberto Nobile e permettere a Ronald Amundsen una mirata operazione di soccorso, persino con satelliti che consentono comunicazioni stabili tra gli equipaggi in regioni così remote.
E, perché no, anche di inviare in tempo reale aggiornamenti sui profili social degli esploratori.
Riapriamo gli occhi, ma anche se non li abbiamo chiusi per immaginare un passato altamente tecnologico, non stiamo sognando ad occhi aperti. Basterebbe vedere gli aggiornamenti che ci arrivano dalla spedizione della Marina italiana High North e di quella internazionale MOSAIC per capire che il presente dell’esplorazione, ricerca e impegno a 360° in artico si avvale sempre di più degli asset spaziali. Una delle regioni più remote al mondo, l’artico, oggi non è poi così remota come potremmo pensare. E l’accelerazione degli interessi delle potenze regionali e mondiali sulla regione passa necessariamente dalle tecnologie spaziali.
Una nuova stagione per l’osservazione satellitare
Insomma, le due frontiere per eccellenza si incontrano: uno “Spazio Artico” che vogliamo raccontare attraverso i principali sviluppi che man mano consolidano il legame che esiste tra la nuova frontiera dello spazio e l’ultima frontiera dell’artico. Nobile, Amundsen e Fridtjof Nansen strabuzzerebbero gli occhi nello scoprire quanto la tecnologia spaziale è rilevante per l’artico e farebbero armi e bagagli per partire al più presto per nuove esplorazioni, consci di avere un occhio satellitare sopra la testa a fornirgli la cosiddetta “big picture” sul circolo polare artico.
Infatti, non c’è più bisogno di immaginare satelliti sorvolare l’artico e restituirne esclusive informazioni attraverso numerose applicazioni. Una delle orbite più sfruttate dai satelliti di osservazione terrestre è appunto un’orbita polare, eliosincrona (geosynchronous orbit – GSO), che permette al satellite di avere una efficienza energetica costante e di transitare intorno ai poli terrestri.
Per di più, la High-Elliptical Orbit (HEO) consente invece di massimizzare il tempo di osservazione e permanenza al di sopra di una certa zona, che può essere appunto proprio l’artico o un’area di interesse strategico; l’Unione Sovietica era famosa per sfruttare tali orbite ad elevata eccentricità ed attualmente alcuni programmi di comunicazioni satellitare russi continuano ad essere posti in HEO per coprire il territorio nazionale e quindi, prevedibilmente, anche l’Artico.
Se poi invece di immaginare un singolo satellite pensiamo a costellazioni di satelliti, le capacità tecnologiche e applicative aumentano: tempi rapidi di “rivisita” sullo stesso luogo, stabilità e continuità nelle misurazioni o nelle comunicazioni.
Una di queste costellazioni è italiana: i quattro satelliti della prima generazione Cosmo SkyMed, seguiti da un nuovo quinto satellite e presto da un sesto, rappresentano una eccellenza nel campo dell’osservazione terrestre e un asset strategico per l’Italia e l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) anche in prospettiva di impegno e cooperazione in artico. La spedizione High North della nostra Marina nel 2018 si è avvalsa proprio del programma duale (militare e civile) Cosmo SkyMed per navigare in sicurezza sopra il Circolo Polare Artico, assistita da e-GEOS, un’azienda Telespazio e ASI.
I margini di crescita
Ma le applicazioni sono potenzialmente vastissime: le Sentinelle europee di Copernicus misurano in lungo e in largo (letteralmente: in estensione e spessore) il ghiaccio nel Polo Nord, misurano la temperatura del mare, quella del suolo e osservano gli incendi – due applicazioni purtroppo alla ribalta nelle ultime settimane per via di temperature record in Siberia che superano i 38° e vasti incendi sparsi per il territorio russo; ancora, i satellite osservano sversamenti di petrolio in mare e nei fiumi, accidentali e non; individuano tutte le navi e le loro rotte, “ascoltando” le frequenze radar emesse dalle imbarcazioni.
Infine, per così dire perché questa lista non è esaustiva delle possibili applicazioni spaziali, i satelliti possono chiudere un gap tecnologico importante, relativo alle comunicazioni in un’area remota del mondo, assicurando dunque stabilità e sicurezza nelle comunicazioni, con potenziali sviluppi per campagne militari e per i governi così come per le popolazioni indigene e la gente comune.
Perciò, l’obiettivo di questo “Spazio Artico” è raccontare i punti di contatto tra Artico e tecnologia e applicazioni spaziali, dando una prospettiva in più all’Osservatorio ed all’informazione che ci proponiamo di fare sulla regione più a nord del mondo. Come si è provato a spiegare, le intersezioni tra questi due campi sono tante e coinvolgono la sfera politico-strategica, quella militare e di difesa, quella economica, ambientale e di sviluppo sostenibile e ovviamente quella scientifica.
Lo spazio è uno strumento unico per la lotta al cambiamento climatico, invisibile (ad occhio nudo, con i suoi satelliti) ma potente: lo spazio infatti impone trasparenza sul campo politico e ambientale ed è un enorme facilitatore di sviluppo sostenibile. #ArcticSpace cercherà di raccontare come sta cambiando la regione artica attraverso i dati satellitari in tempo reale, quali sono le implicazioni politiche e militari di una corsa allo spazio che si riflette sull’artico e viceversa, e quali sono le componenti spaziali degli approcci strategici delle potenze affacciate in artico, sempre in trasformazione e continua evoluzione.
Giancarlo La Rocca
Giancarlo La Rocca. Sono laureato in International Studies all’Università Roma Tre e ho un Master in Istituzioni e Politiche Spaziali alla SIOI. Ho svolto un breve periodo come Visiting Research al Fridtjof Nansen Institute di Oslo sulle tematiche della governance in artico, della gestione delle risorse energetiche e della strategia italiana nella regione. Dopo un tirocinio all’European Space Agency (ESA), sono attualmente Resident Fellow all’European Space Policy Institute (ESPI) di Vienna.
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