Michael Sfraga, primo ambasciatore statunitense per l’Artico, segna il rinnovato impegno degli USA nella regione, in un contesto strategico sempre più teso.
L’amministrazione Biden ha confermato il ritorno nell’Artico degli Stati Uniti con l’inaugurazione del mandato del primo Ambassador-at-Large for Arctic Affairs, figura istituzionale incaricata di mantenere i rapporti tra Washington, l’Alaska e il sempre crescente numero di attori che partecipano alla vita nella regione. Nominato già nel febbraio del 2023, Michael Sfraga ha dato l’avvio al suo mandato a inizio ottobre dopo quasi dieci anni di pressioni per l’introduzione di una carica permanente americana dedicata alla realtà artica. Tra le sue prime iniziative pubbliche, la partecipazione all’Arctic Circle Assembly a Reykjavik – a cui ha preso parte anche Osservatorio Artico – segna un sempre più attivo coinvolgimento, anche da parte americana, nella complessa politica circumpolare.
La missione del nuovo ambasciatore sarà di coordinare e promuovere l’approccio americano in Artico, assicurando che venga mantenuto l’interesse nazionale americano nelle diverse pieghe della politica della regione. Il mandato di Sfraga copre temi diversi che si estendono dallo sviluppo sostenibile alla politica di sicurezza. Su questi temi, l’ambasciatore consiglia gli uffici del Dipartimento di Stato in merito alle linee politiche da seguire, oltre ad avere voce in capitolo, quando richiesto, anche su altri tavoli: dal National Security Council ad altre agenzie federali e non, dagli attori privati alle ONG e alle istituzioni coinvolte nella ricerca scientifica ed accademica.
Parte del Dipartimento di Stato, l’ufficio segna un punto di incrocio tra politica interna e politica estera in un momento particolarmente delicato segnato dalla guerra russo-ucraina e dell’entrata nella NATO di Svezia e Finlandia.
Michael Sfraga è già una figura di spicco negli studi artici e un volto familiare della regione. Direttore e fondatore del Wilson Center’s Polar Institute (Washington), Sfraga è una delle voci più autorevoli in materia di “vita” artica. È stato presidente della US Arctic Research Commission, possiede un dottorato di ricerca in Geography and Northern Studies dall’University of Alaska Fairbanks ed ha ricoperto diverse cariche nell’ambito di programmi di ricerca scientifica nazionali e internazionali, promuovendo la cooperazione tra stati artici e il coinvolgimento delle comunità locali nei processi decisionali, anche attraverso il dialogo con il Dipartimento di Stato. Di formazione geografo, Sfraga è nato in Alaska.
La conferma ufficiale di Sfraga da parte del Congresso è arrivata a più di un anno dalla nomina avvenuta a inizio 2023 con un voto finale di 55 a 36. Secondo quanto riportato da fonti americane, il ritardo del Congresso è dovuto alla contrarietà alla sua nomina da parte di alcuni esponenti appartenenti all’ala repubblicana: l’opposizione si è concentrata in particolare su alcune delle attività che hanno visto coinvolto il nuovo ambasciatore con istituti cinesi e russi in programmi di ricerca che, almeno secondo alcuni, sarebbero da ritenersi contrari all’interesse nazionale, soprattutto in questo momento.
La nomina è stata invece accolta con entusiasmo dai senatori Murkowski (senatrice per l’Alaska e co-presidente dell’Arctic Caucus al Senato) e King (tra le altre cariche, anche presidente dell’Arctic Caucus al Senato), tra i primi sostenitori dell’istituzione della carica.
Finora è indubbio che la presidenza Biden abbia investito molto in Artico, segnando un punto di svolta per l’“assenza” degli Stati Uniti in una regione sempre più rilevante per le dinamiche internazionali e nazionali. In questi anni, Washington ha ripreso in mano la propria politica artica attraverso, tra gli altri, la pubblicazione di una nuova strategia artica (seguita recentemente dalla versione del Pentagono), la riattivazione dell’Arctic Executive Steering Committee e l’ICE Pact per l’acquisizione di nuove rompighiaccio. Più controverse restano ancora le politiche energetiche in via di sviluppo.
In questo scenario, marcato fino a questo momento dal forte obiettivo americano e canadese di preservare un ordine liberale internazionale, la figura di un ambasciatore (e non più un rappresentante speciale dal mandato più limitato) preposto continuativamente al coordinamento della diplomazia artica marcherà certamente – sempre che l’ufficio venga mantenuto anche dalla prossima amministrazione – una pagina importante della storia della regione.
Agata Lavorio
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