Un nuovo studio del WHOI registra una fioritura record di un’alga tossica in Alaska, suscitando preoccupazioni sulla salute della fauna e degli abitanti delle coste.
La nuova ricerca
Un recente studio redatto dalla Woods Hole Oceanographic Institution (Whoi), pubblicato il 10 luglio scorso, fa luce sulla fioritura delle alghe Alexandrium catenella in acque polari. Nulla di strano, se non fosse la portata mai registrata prima di presenza di questo particolare tipo di alga in queste aree.
La ricerca pubblicata fa riferimento al viaggio oceanografico di uno degli autori, che nel luglio 2022 si trovava a bordo della nave Norseman II, in avvicinamento allo Stretto di Bering, al largo dell’Alaska. Durante i rilevamenti, erano stati registrati valori anomali dell’Alexandrium Catenella, che produce tossine in grado di portare all’avvelenamento degli animali e delle piante.
L’aumento dell’alga
I ricercatori hanno pubblicato i risultati della spedizione su Limnology and Oceanography Letters. Le fioriture dell’alga sono già un problema nella zona sudorientale dell’Alaska, ma si stanno spostando sempre più a Nord. Anche una spedizione precedente aveva trovato analoghe fioriture, ma di minore concentrazione.
Già nel 2021 i biologi ricercatori Evie Fachon, del WHOI, e Kathi Lefebvre, del NOAA Northwest Fisheries Science Center di Seattle, avevano evidenziato in un articolo un possibile aumento significativo delle fioriture algali dannose di Alexandrium catenella a causa del riscaldamento delle acque artiche.
Le fioriture producono saxitossina, una neurotossina che paralizza il sistema nervoso nella fauna selvatica e negli esseri umani, e non può essere eliminata tramite cottura o congelamento, sollevando così serie preoccupazioni per la sicurezza alimentare delle comunità native dell’Alaska che dipendono dai raccolti selvatici.
Leonardo Parigi
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