Italia Chiama Artico 2025

Alternativa o illusione? La Northern Sea Route secondo Alessandro Panaro

Un’analisi con Alessandro Panaro (SRM) sul futuro della Northern Sea Route: può diventare un’alternativa a Suez o resterà marginale?

Logistica e shipping, le architravi del mondo

Alessandro Panaro è responsabile dell’area Maritime & Energy di SRM Centro Studi e Ricerche, il centro studi collegato al gruppo Intesa Sanpaolo che analizza le dinamiche economiche e strategiche del settore marittimo e logistico. Da anni si occupa di infrastrutture portuali, rotte commerciali e geopolitica dei trasporti, fornendo approfondimenti sulle evoluzioni del settore e sulle sfide future.

Alessandro Panaro a Italia Chiama Artico 2025. Foto © Anna Fantuzzi / Osservatorio Artico

Panaro è stato uno dei relatori del panel “Il mondo nuovo” a Italia Chiama Artico 2025, il festival di Osservatorio Artico tenutosi a Bologna il 25 febbraio scorso. In quell’occasione, abbiamo potuto approfondire con lui lo stato dell’arte della Northern Sea Route (NSR) e il suo possibile futuro alla luce delle crisi globali, dal Mar Rosso a Panama.

La Northern Sea Route nel 2024

Nel 2024, la Northern Sea Route ha registrato 97 transiti e un traffico superiore ai 3 milioni di tonnellate, con un predominio di navi che trasportano greggio. I transiti hanno attraversato l’intera rotta, evidenziando un utilizzo in crescita, ma la domanda principale resta: si tratta di una rotta strutturale o solo di un’alternativa temporanea?

“In senso strutturale, la NSR non è ancora una vera alternativa a Suez, che rimane la rotta principale per i traffici globali. Tuttavia, le recenti crisi logistiche, come quella nel Mar Rosso, stanno spingendo l’industria marittima a cercare rotte alternative. Capo di Buona Speranza è stato ampiamente utilizzato a causa delle difficoltà nel Canale di Suez, e anche Panama ha registrato problemi idrici che hanno spinto alcune compagnie a deviare verso il Sud America. In questo contesto, la NSR potrebbe emergere come una rotta alternativa per determinate merci e navi, ma non penso diventerà un corridoio marittimo strutturale nel breve e medio periodo.”

La questione della profittabilità

“Uno degli elementi chiave per l’affermazione della NSR è la profittabilità per gli armatori. Il costo dei noli, per esempio, è una delle determinanti principali per scegliere una rotta rispetto a un’altra. Se le condizioni economiche rendono il passaggio artico vantaggioso, le compagnie potrebbero essere più propense a utilizzarlo. Tuttavia, vi sono sfide importanti legate ai costi operativi, alla disponibilità di infrastrutture e alla stagionalità della rotta.”

Alessandro Panaro durante il panel “Il Mondo Nuovo” a Italia Chiama Artico 2025. Foto © Anna Fantuzzi / Osservatorio Artico

“L’armatore utilizza una rotta se questa è profittevole. La NSR presenta numerosi ostacoli: l’assenza di infrastrutture adeguate, i costi elevati legati al passaggio di navi con caratteristiche idonee a navigare in aree artiche, e la necessità di rompighiaccio. Inoltre, la stagionalità è un problema rilevante: la rotta marittima settentrionale non è una rotta praticabile tutto l’anno come Suez.”

Navi e tipologie di merci

La NSR non è una rotta adatta a tutte le tipologie di navi. Le mega-navi da 18.000 TEU in su, per come sono concepite oggi, non potranno attraversarla facilmente, né dal punto di vista tecnico né da quello ambientale. Se vedessimo transitare imbarcazioni di queste dimensioni, significherebbe che lo scioglimento dei ghiacci ha raggiunto un livello allarmante, il che sarebbe una pessima notizia per l’ambiente. Il rischio di accelerare lo scioglimento dei ghiacci sarebbe altissimo.

“La Northern Sea Route, piuttosto, potrà essere sfruttata da navi di dimensioni più contenute e per determinate tipologie di merci. Ad esempio, il settore agroalimentare potrebbe beneficiarne, considerando le basse temperature che facilitano la conservazione dei prodotti. Potrebbe dunque essere un’opzione percorribile per alcune categorie merceologiche, ma non diventerà mai una rotta strutturale a livello globale. Resta una rotta con forti limitazioni e non potrà competere strutturalmente con i principali corridoi marittimi globali.”

Una rotta solo per la Russia?

La Russia è il principale promotore della rotta, ma la sua effettiva integrazione nelle supply chain globali richiede investimenti e sviluppo infrastrutturale. La Federazione potrà trarre un vero vantaggio dalla NSR?

“Se vuoi che una rotta venga realmente percorsa, devi offrire infrastrutture. La NSR non dispone ancora di sufficienti punti di rifornimento e manutenzione, elementi essenziali per una navigazione sicura e continuativa. Inoltre, il contesto geopolitico è determinante: le tensioni tra Russia e Occidente influenzano l’interesse delle compagnie marittime nel considerare questa opzione. Se un armatore valuta una rotta, deve essere certo di poter contare su porti di scalo attrezzati, servizi di emergenza e rifornimenti adeguati, aspetti che oggi mancano lungo la NSR.”

“Il governo russo ha annunciato piani di potenziamento delle infrastrutture, ma si tratta di progetti a lungo termine e con molte incognite. Inoltre, il conflitto tra Russia e Occidente rappresenta un ostacolo significativo per lo sviluppo della NSR. Le sanzioni internazionali, la difficoltà di attrarre investimenti esteri e la diffidenza delle principali compagnie marittime rendono difficile la trasformazione della rotta in un corridoio commerciale stabile. Senza il supporto di partner globali e con le restrizioni imposte dai governi occidentali, la Russia faticherà a rendere la NSR una vera alternativa alle rotte tradizionali”

I protagonisti dello shipping

Molte grandi compagnie di navigazione hanno infatti dichiarato di non voler utilizzare la NSR per motivi ambientali. Si tratta di una posizione sostenibile nel lungo periodo o solo di una dichiarazione di facciata?

Alessandro Panaro a Italia Chiama Artico 2025. Foto © Anna Fantuzzi / Osservatorio Artico

“Nel futuro, le compagnie dovranno fare valutazioni strategiche più approfondite, perché le rotte alternative stanno diventando sempre più importanti. L’instabilità geopolitica e climatica sta ridisegnando il panorama del trasporto marittimo, costringendo gli operatori a considerare soluzioni che fino a pochi anni fa sembravano marginali. Tuttavia, resto convinto che la NSR non sarà praticabile per le grandi navi, e senza infrastrutture adeguate, rimarrà una rotta di nicchia. Oltre ai problemi tecnici e logistici, c’è un tema ambientale cruciale: le condizioni estreme dell’Artico pongono sfide enormi per la navigazione sicura e sostenibile. Un altro tema è quello dei nuovi carburanti: se si vuole usare il metanolo, ad esempio, come si fa a rifornirsi in Artico? Insomma, servono prima servizi e infrastrutture, una rotta non può basarsi solo su ghiaccio e freddo.

Enrico Peschiera

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Enrico Peschiera

Genovese e genoano, sono laureato in Relazioni Internazionali all'Università di Maastricht. Oggi mi occupo di comunicazione aziendale e scrivo di geopolitica, logistica e portualità.

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