Una pattuglia di navi russe e cinesi ha svolto operazioni marittime congiunte al largo delle coste dell’Alaska, suscitando la risposta statunitense.
Non è la prima volta che succede, ma l’effetto è sicuramente scenografico. La scorsa settimana alcune navi militari cinesi e russe hanno svolto un pattugliamento congiunto al largo delle coste dell’Alaska, nella cornice di una più ampia esercitazione marittima nell’Oceano Pacifico.
Movimenti che non sono chiaramente passati inosservati. Domenica 6 Agosto gli Stati Uniti hanno deciso di mostrare decisione dopo il gesto, inviando quattro navi da guerra e un aereo da ricognizione nell’area, dopo che la flottiglia si era già ritirata.
Il comando militare NORTHCOM non ha specificato il numero di navi che componevano la pattuglia, anche se la senatrice repubblicana dell’Alaska Lisa Murkowski – tra i più attivi politici statunitensi su ciò che riguarda l’interesse artico americano – ha apertamente parlato di 11 navi da guerra.
Il Northern Command degli Stati Uniti ha confermato la pattuglia navale combinata cinese e russa, dicendo al Journal: “Le risorse aeree e marittime sotto i nostri comandi hanno condotto operazioni per assicurare la difesa degli Stati Uniti e del Canada. La pattuglia è rimasta in acque internazionali e non è stata considerata una minaccia”.
Alla fine dello scorso Settembre una motovedetta della Guardia Costiera statunitense, la Kimball, in pattuglia di routine nel mare di Bering, si era imbattuta in un incrociatore missilistico cinese. L’incrociatore non era solo mentre navigava a circa 86 miglia a nord dell’isola di Kiska in Alaska, il 19 settembre scorso.
In zona c’erano altri due navi cinesi e quattro navi della Marina russa, incluso un cacciatorpediniere. Un C-130 Hercules fornì allora fornito supporto aereo alla Kimball dalla stazione della Guardia Costiera di Kodiak. Mosca non è certamente nuova a questo genere di provocazioni sui suoi confini, orientali e occidentali.
Lo scorso marzo Washington ha registrato il volo di due bombardieri strategici Tu-95MS russi sullo Stretto di Bering, a pochi chilometri dai primi territori statunitensi. E così, da diversi anni, i radar norvegesi, britannici e finlandesi registrano i voli e gli sconfinamenti degli aerei militari russi, che saggiano così le modalità di risposta dei confinanti.
Il fatto che non sia una novità, però, non deve rassicurare eccessivamente. Le manovre congiunte delle marine russa e cinese sono infatti una novità, che spingono l’Alaska a essere sempre più un fortino di intelligence. Situazione ben diversa dalla penisola di Kola, il più grande avamposto strategico russo, a pochi chilometri dal confine finlandese, dove hanno sede le maggiori installazioni militari russe per il Nord.
Proprio qui la Svezia ha deciso di far valere il primo suo intervento come membro (in fieri) dell’Alleanza Atlantica. Secondo The Barents Observer, infatti, all’inizio di agosto Stoccolma avrebbe autorizzato un volo di ricognizione vicino appunto alla penisola russa.
Il S 102 B Gulfstream modificato con sistemi ai intelligence dell’aeronautica militare svedese opera solitamente nell’area del Baltico. Ma nei giorni scorsi, secondo le ricerche su FlightRadar24, l’aereo svedese avrebbe girato a lungo sul lago Inari, in Finlandia, vicino al confine russo. Un segnale forte da parte del prossimo membro della NATO nei confronti di Mosca, e anche dei suoi alleati regionali.
Leonardo Parigi
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