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Volpe Bianca 2025, l’Italia testa le sue capacità militari artiche

Foto: Esercito Italiano

Durante l’esercitazione Volpe Bianca 2025, l’Esercito Italiano ha testato strategie e tecnologie avanzate per le operazioni in ambiente artico.

Alpini in azione sulle Dolomiti

L’aria gelida, il candore della neve e il silenzio ovattato interrotto solo dal crepitio degli scarponi e dalle comunicazioni radio. Nei giorni scorsi le Dolomiti pusteresi sono state teatro di Volpe Bianca 2025, l’esercitazione internazionale delle Truppe Alpine dell’Esercito Italiano. Un evento che ha visto impegnati oltre 1300 militari tra Alto Adige e Veneto, testando le capacità operative delle forze italiane in un ambiente ostile e simile per condizioni climatiche a quello artico.

L’obiettivo? Migliorare la prontezza delle unità alpine e consolidare il ruolo dell’Italia nello scenario della difesa del Grande Nord. Ma anche discutere fra istituzioni, rappresentanti dell’industria nazionale della difesa e massimi esperti sulle sfide del momento e sulle strategie da adottare, come avvenuto a margine dell’esercitazione durante l’Arctic Forum Dolomites 2025.

A Dobbiaco erano presenti anche il Sottosegretario alla Difesa Isabella Rauti, con delega all’ambiente artico, il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Carmine Masiello e il Generale Michele Risi, dallo scorso anno comandante delle Truppe Alpine avendo preso il posto del Generale Ignazio Gamba, che avevamo intervistato lo scorso anno proprio in occasione di Volpe Bianca.

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Foto: Esercito Italiano

“Dobbiamo renderci conto che siamo in una nuova fase, per la quale non sembra che il nostro Paese si sia ancora attrezzato”, ci aveva detto il Generale Gamba un anno fa. Parole che suonano ancora attuali, visto il dibattito che imperversa proprio in questi giorni in Europa. Tuttavia, la parola chiave di questa edizione di Volpe Bianca sembra proprio essere “innovazione“, per quella che è stata una “Esercitazione a elevato contenuto tecnologico”.

In condizioni estreme

Volpe Bianca non è stata solo una prova di resistenza fisica, ma un banco di prova per tecnologie all’avanguardia applicate all’ambiente montano e artico. L’esercitazione ha incluso diverse attività tattiche, tra cui Ice Patrol e Ice Challenge, che hanno testato la capacità di sopravvivenza, combattimento e resistenza in condizioni estreme. L’esercitazione ha incluso complesse attività di “Comando e Controllo”, in cui gli ufficiali hanno gestito la coordinazione tattica delle unità sul campo, simulando scenari operativi ad alta intensità.

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Foto: Esercito Italiano

Ice Patrol ha sottoposto le unità alpine a un’intensa prova continuativa di 72 ore, con marce forzate in notturna, superamento di ostacoli naturali, azioni di combattimento simulate e operazioni di soccorso. Ice Challenge, invece, ha spinto i partecipanti a confrontarsi in una sfida sci-alpinistica su un percorso di 16 km e 1000 metri di dislivello. Alla partenza, i militari sono stati affiancati da atleti di fondo del Gruppo Sportivo Paralimpico della Difesa, un forte accento sull’inclusione.

Tecnologia e innovazione nel Mountain Warfare

Ma è stata Arctic Shield a rappresentare il momento di maggiore innovazione tecnologica. Per la prima volta, è stato condotto un addestramento a partiti contrapposti ad alto contenuto tecnologico, con il coinvolgimento del 9° reggimento sicurezza cibernetica ‘Rombo’. Fondato lo scorso anno come unità specialistica dell’Esercito Italiano, il reggimento Rombo ha il compito di garantire la protezione delle reti militari, la conduzione di operazioni di guerra elettronica e la difesa da attacchi cyber, una componente essenziale per la sicurezza moderna.

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Foto: Esercito Italiano

L’utilizzo di droni avanzati, sistemi di guerra elettronica e operazioni cyber in ambiente innevato ha reso questa fase dell’esercitazione particolarmente strategica. Il tutto si è svolto a 2000 metri di quota, con gli alpini del 3° reggimento Taurinense e assetti speciali, tra cui il 4° reggimento Alpini paracadutisti Ranger, il 5° artiglieria Superga e unità dell’Aviazione dell’Esercito. La simulazione ha dimostrato come la combinazione di capacità tradizionali di combattimento e nuove tecnologie sia cruciale nelle operazioni moderne, soprattutto in scenari artici e montani.

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Foto: Esercito Italiano

Arctic Forum Dolomites, il futuro delle strategie artiche

L’incontro di Dobbiaco ha visto la partecipazione di esperti militari e diplomatici, con interventi iniziali del Generale Michele Risi, comandante delle Truppe Alpine, e dell’Ambasciatore Francesco Maria Talò, che ha sottolineato l’importanza della regione artica nel quadro della sicurezza internazionale.

Nel corso dei panel, esperti di sicurezza e difesa hanno analizzato le implicazioni strategiche della competizione nell’Artico. Tra gli ospiti internazionali di rilievo erano presenti il Generale Pasi Välimäki, comandante dell’Esercito finlandese, e il Tenente Generale Andrew Rohling, vicepresidente del Comitato Militare della NATO. Il Generale di Corpo d’Armata Carmine Masiello, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, ha preso parte alle discussioni, così come il Sottosegretario Isabella Rauti, che ha ribadito l’importanza della presenza italiana nella regione artica.

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Consegna dei diplomi di partecipazione alle esercitazioni Ice Patrol e Ice Challenge. Foto: Esercito Italiano

L’Italia e la sfida artica: un percorso in evoluzione

Volpe Bianca 2025 conferma il ruolo delle Truppe Alpine come un asset fondamentale della difesa italiana nelle operazioni in ambienti estremi. L’integrazione di capacità tradizionali con strumenti tecnologici avanzati dimostra la volontà dell’Italia di essere pronta ad affrontare le sfide future, anche nelle regioni polari. L’uso di droni, guerra elettronica e sicurezza cibernetica in scenari innevati è un segnale chiaro: la modernizzazione delle forze armate passa anche attraverso la capacità di operare con efficacia in contesti climaticamente ostili.

L’Artico è oggi una delle aree più sensibili del pianeta dal punto di vista geopolitico, e il fatto che l’Italia stia investendo sempre più risorse in questa direzione è indicativo della volontà di essere pronta a dire la sua anche nella grande partita del Grande Nord.

Enrico Peschiera

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Enrico Peschiera
Genovese e genoano, sono laureato in Relazioni Internazionali all'Università di Maastricht. Oggi mi occupo di comunicazione aziendale e scrivo di geopolitica, logistica e portualità.

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