A Tromsø si è tenuto Arctic Frontiers 2025, un evento chiave per discutere il futuro dell’Artico, tra sfide climatiche, geopolitiche e diritti indigeni.
C’è ancora spazio per la diplomazia artica?
L’evento Arctic Frontiers 2025 si è svolto a Tromsø, in Norvegia, dal 27 al 30 gennaio 2025, consolidandosi come un’importante piattaforma per affrontare le sfide politiche, sociali e ambientali che caratterizzano l’Artico. Questa edizione, intitolata “Beyond Borders“, ha approfondito ulteriormente la cooperazione internazionale e le azioni concrete per contrastare i rapidi cambiamenti climatici della regione artica.
Durante i quattro giorni di conferenze e dibattiti, esperti e decisori politici si sono confrontati su temi cruciali, tra cui l’impatto del riscaldamento globale, le tensioni geopolitiche e i diritti delle popolazioni indigene. L’obiettivo principale dell’incontro è stato tradurre le conoscenze scientifiche in azioni concrete, capaci di affrontare le gravi problematiche socio-economiche e ambientali che incombono sulla regione.
L’edizione di Arctic Frontiers 2025 ha messo in evidenza l’urgenza di un impegno globale per la sostenibilità e la protezione dell’Artico, una regione che sta affrontando sfide senza precedenti a causa del cambiamento climatico e delle tensioni geopolitiche.
Cooperazione e sovranità nell’Artico: le prospettive internazionali
Una delle sessioni più attese del forum, The Arctic State of Affairs, ha visto la partecipazione di figure di spicco della politica internazionale. Espen Barth Eide, Ministro degli Esteri norvegese, ha evidenziato la necessità di un equilibrio tra cooperazione tra i paesi artici e rispetto per i diritti sovrani e umani. Ha inoltre affrontato il tema delle difficoltà nei rapporti con la Russia, sottolineando l’importanza di preservare il Consiglio Artico come strumento essenziale per la pace e la stabilità nella regione. Eide ha anche parlato del rafforzamento della NATO nell’Artico e della cooperazione tra paesi nordici, evidenziando l’importanza di proteggere le popolazioni indigene.
Successivamente, la senatrice Lisa Murkowski, dell’Alaska, ha discusso la questione politica della Groenlandia, focalizzandosi sull’interesse degli Stati Uniti per l’isola e sul trattamento rispettoso delle popolazioni indigene. Ha enfatizzato la necessità di un approccio cooperativo, riconoscendo l’autonomia della Groenlandia e il suo legame storico con la Danimarca.
A seguire, Pat Duncan, senatrice canadese dello Yukon, ha parlato della cooperazione tra Alaska e Yukon, sottolineando l’importanza del dialogo per affrontare sfide comuni. Ha trattato anche delle relazioni con le popolazioni indigene, evidenziando gli sforzi per creare accordi e la necessità di una politica estera congiunta. Ha concluso il suo intervento con un’analisi sulla sicurezza nell’Artico e sulla competizione internazionale, citando in particolare il ruolo della Russia e della Cina nella regione.
Il filo conduttore degli interventi è stato chiaro: la regione artica, pur essendo al centro di tensioni geopolitiche globali, ha ancora il potenziale per rappresentare un’area di cooperazione e dialogo internazionale, se gli attori coinvolti saranno in grado di mantenere aperti i canali diplomatici e trovare soluzioni condivise per la gestione delle risorse e della sicurezza.
Il ruolo centrale delle popolazioni indigene
La sessione è proseguita con Sara Olsvig, Chair Inuit del Circumpolar Council, che ha sottolineato il ruolo cruciale delle popolazioni indigene nel Consiglio Artico, evidenziando come, dopo decenni di lotte, oggi siano attivamente coinvolte nei processi decisionali. Le popolazioni indigene non devono più essere considerate osservatori passivi, ma attori decisionali, grazie agli accordi di autodeterminazione che consentono loro di partecipare alla gestione del territorio e delle risorse naturali.
Nel suo intervento, Olsvig ha criticato la mentalità coloniale ancora presente in alcune politiche, ribadendo che i popoli indigeni prosperavano ben prima dell’arrivo dei colonizzatori e continueranno a farlo. Ha inoltre denunciato la perdita di accesso ai mezzi di sussistenza tradizionali a causa dei cambiamenti climatici e ha lanciato un appello per la protezione dei diritti indigeni e per una maggiore cooperazione internazionale nella lotta contro le sfide climatiche e geopolitiche.
Runar Myrnes Balto, membro del Consiglio di Governo del Parlamento Sami della Norvegia, ha sottolineato l’importanza del Consiglio Artico come uno degli unici spazi internazionali dove le voci indigene, come quelle dei Sami, sono ascoltate a tutti i livelli decisionali. Ha evidenziato il riconoscimento delle pratiche indigene, come la caccia e la pesca sostenibile, come soluzioni cruciali per la crisi della biodiversità. Tuttavia, ha criticato la mancanza di attuazione a livello nazionale, citando l’elettrificazione di un impianto in Finmark avvenuta senza consultazioni con il Parlamento Sami, portando tale organismo a fare causa allo stato norvegese.

Un futuro sostenibile per l’Artico
L’edizione 2025 di Arctic Frontiers ha ribadito l’urgenza di un’azione collettiva per affrontare le sfide che minacciano l’Artico. Come emerso dai numerosi interventi, la regione si trova al centro di tensioni geopolitiche e crisi climatiche senza precedenti, ma rappresenta ancora un modello di cooperazione internazionale e di resilienza indigena.
La necessità di includere le popolazioni indigene nei processi decisionali è stata una delle principali lezioni dell’evento. Proteggere i loro diritti, ascoltare le loro prospettive e integrare le loro conoscenze tradizionali nelle politiche ambientali sarà cruciale per garantire un futuro sostenibile all’Artico e alle sue comunità.
Gabriella Battaglia