Progetto congiunto tra forze armate, università e centri di ricerca per avere dati migliori e più approfonditi sulle capacità di attività dei soldati in condizioni climatiche estreme.
Nel gelo delle Alpi
Giovedì 5 dicembre, alla Stazione Pavillon di Courmayeur, si è svolto un incontro di presentazione delle testimonianze della campagna di sperimentazione scientifica Campo Alta Quota. Campo Alta Quota è un progetto promosso dal Centro Addestramento Alpino dell’Esercito – in collaborazione con il CNR di Pisa e Milano, le Università di Milano, Bologna e Valle D’Aosta, la Società italiana di Medicina di Montagna e il CONI valdostano – che mira a condurre esperimenti scientifici per valutare le performance del personale militare e degli equipaggiamenti, in condizioni estreme di alta quota e basse temperature.
Il gruppo di ricerca è stato inizialmente valutato dal punto di vista fisiologico a bassa quota a Pollein, vicino ad Aosta (circa 500 metri). Solo successivamente il team è salito a 3400 metri di altitudine, sul ghiacciaio del Dente del Gigante, dove si sono svolti gli esperimenti nei tre giorni precedenti alla presentazione.
Obiettivo dello studio era quello di raccogliere dati utili a migliorare le capacità operative dell’Esercito, relativamente sia agli equipaggiamenti sia alla componente psico-fisica del personale militare, in ambienti più sfidanti come quello delle zone artiche.
La ricerca nel dettaglio
La ricerca è stata suddivisa in tre principali ambiti: le performance umane e i processi cognitivi in alta quota, gli effetti delle condizioni meteorologiche e la gestione dell’alimentazione, e l’applicazione di big data e intelligenza artificiale per l’analisi delle attività.
Più nello specifico, i soggetti sono stati monitorati con lo studio di campioni di saliva e urina e con altri esami strumentali, come l’ecografia polmonare per la valutazione della reazione dei polmoni alla mancanza di ossigeno ad alta quota.Mentre i dati sono stati analizzati con tecniche di matematica avanzata (algoritmi e intelligenza artificiale).
Questo progetto ha permesso a militari e ricercatori di lavorare in sinergia per contribuire all’avanzamento della ricerca scientifica e alla sperimentazione di soluzioni innovative per affrontare l’ambiente artico. L’unione tra ricerca scientifica e pratica militare porterà senza dubbio a un miglioramento nelle capacità operative delle truppe. E allo stesso tempo produrrà un importante contributo per settori come alpinismo, medicina e meteorologia.
Approccio multidisciplinare
I portavoce di questo progetto hanno affermato come la presenza di un team multidisciplinare per svolgere una ricerca plurisettoriale abbia permesso di ottenere dei risultati preliminari di grande rilievo. I dati raccolti, infatti, permetteranno alla forza armata di interfacciarsi con l’industria avendo già eseguito un’accurata selezione. Questo consentirà di sopperire alla mancanza circa la conoscenza operativa da parte del mondo industriale, e presentare dei dati esemplificativi delle necessità operative per una missione in ambiente artico.
Durante l’incontro del 5 dicembre è stato inoltre sottolineato come Campo Alta Quota abbia permesso al mondo militare di aggiungere competenze alla sua componente alpina, che già da tempo lavora per migliorare le sue attività per la sua presenza eventuale nell’Artico.
Dopo il 24 dicembre il progetto procederà ancora, con l’installazione di un laboratorio permanente di sperimentazione dei materiali. In definitiva, Campo Alta Quota è un esempio virtuoso del sistema paese che unisce il mondo della difesa, dell’università e dell’industria in un interesse comune: l’Artico. In particolare, l’interesse delle forze armate italiane per le regioni artiche è stato dimostrato e viene confermato anche da progetti come questo.
Gaia Impenna
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