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La cooperazione con la Russia è ancora possibile?

Un resoconto dal primo Forum interregionale “Artico, la nostra casa comune” a Petrozavodsk, dove accademici, politici e giovani ricercatori si sono riuniti per discutere le sfide e le opportunità dell’Artico. Nonostante le tensioni, la collaborazione scientifica con la Russia è ancora possibile. Dal nostro inviato a Petrozavodsk (Russia).

L’Artico, una casa comune

Dal 22 al 24 maggio scorso ha avuto luogo il primo Forum interregionale “Arktika – Naš Obščij Dom” (“Artico, la nostra casa comune”), al quale ho avuto l’onore di essere invitato in qualità di relatore in quanto giornalista per Osservatorio Artico. Nonostante un viaggio straordinariamente complesso, che mi ha costretto a fare scalo negli aeroporti di tre diversi Paesi e ha richiesto ore di attesa e infine di treno, ho attraversato felice il confine della mia amata Russia.

L’evento, organizzato da Arctic Century, un portale di informazione online simile al nostro Osservatorio Artico, e dall’Università di Petrozavodsk, si è tenuto presso i locali dell’ateneo del capoluogo della Repubblica di Carelia. Questo soggetto territoriale, per legge federale, è compreso per circa il 40% nella zona artica della Federazione Russa.

L’importanza di questo evento sta nel suo stesso nome: il forum è interregionale e l’Artico è la nostra casa comune. Nostra, di tutti noi. L’attenzione e l’interesse verso la cooperazione e la collaborazione erano visibili in ogni aspetto, grande o piccolo, e sono poi il motivo per cui sono stato invitato insieme ad altri colleghi provenienti da India, Perù e Canada.

Accademia, ma non solo

L’organizzazione del forum seguiva la struttura di un convegno accademico. Il primo giorno, mercoledì 22 maggio, si è svolta la sessione plenaria alla quale sono intervenuti ospiti di spicco, tra i quali il governatore della Repubblica di Carelia, il “padrone di casa”, una rappresentante careliana alla Duma di Stato, la camera bassa del parlamento russo, e diversi altri esponenti del mondo politico, diplomatico, accademico e culturale della Federazione Russa. La sessione plenaria ha registrato un’amplissima partecipazione, con l’aula magna dell’università gremita di diverse centinaia di persone e un’intensa copertura mediatica.

Foto: media center dell’Università di Petrozavodsk

Nel pomeriggio del primo giorno si è invece svolta la prima sessione ristretta del convegno, che ha abbandonato gli aspetti politici e diplomatici per concentrarsi su tematiche squisitamente scientifiche quali l’idrologia, l’oceanografia e la meteorologia, vedendo la partecipazione di diversi esponenti dell’Accademia Russa delle Scienze.

Un aspetto che ho particolarmente apprezzato in qualità di ospite è stata l’attenzione dedicata dagli organizzatori, al di fuori del contesto accademico, ad aspetti culturali e in un certo senso turistici. Sono state infatti organizzate visite guidate alla scoperta del centro storico di Petrozavodsk e della sua storia, oltre a escursioni in parchi naturali nei dintorni, insieme a un’uscita a teatro per assistere a un’opera eseguita dalla pluripremiata compagnia locale. Occasioni che hanno certamente alleggerito il clima lavorativo e permesso ai relatori di stringere contatti in un contesto amichevole e informale.

L’Italia, la Russia, il futuro dell’Artico

Il secondo giorno del forum è stato interamente dedicato ad aspetti diplomatici e politici. La prima sessione, dal titolo “Attori non artici nell’Artico”, ha visto l’intervento di una nutrita rappresentanza di accademici indiani. L’India, Paese sempre più vicino alla Russia a livello politico ed economico e Potenza in crescita, dimostra infatti un sempre maggiore interesse nel concentrare i propri sforzi nella regione artica.

Foto: media center dell’Università di Petrozavodsk

Nel contesto di questa sessione si è svolto anche il mio intervento, che mi è stato chiesto di dedicare alla politica artica della nostra Italia e alle istituzioni che la attuano. Dai grandi dell’Artico, il nostro piccolo Paese mediterraneo rischia di essere visto come lontano, poco interessato e interessante, ma dobbiamo dimostrare di meritare considerazione e di avere interessi e potenzialità in una regione ricca di opportunità che necessita degli sforzi di tutti per essere protetta.

Il pomeriggio è stato invece dedicato ai giovani ricercatori di importanti università moscovite, che hanno analizzato, da un punto di vista della sicurezza militare, tra le altre cose, le possibili conseguenze dell’ingresso di Finlandia e Svezia nella NATO per la Russia.

L’ultimo giorno, nel quale si è svolta una sessione dedicata ai popoli indigeni, un gruppo di partecipanti, tra cui il sottoscritto, si è recato presso il parco di Ruskeala, vicino al confine finlandese. Si tratta di un’ex cava di marmo ora trasformata in riserva naturale, che ci ha permesso di immergerci nell’infinitamente ricca natura della Carelia, terra dai mille laghi e dalle mille foreste.

Una veduta del parco di Ruskeala.

La scienza può ancora unire

In conclusione, posso affermare di essere estremamente grato per questa meravigliosa esperienza che, nonostante l’estrema difficoltà del viaggio sia in entrata sia in uscita dal Paese, sarei pronto a ripetere cento volte. La cooperazione tra l’Europa e la Russia è ancora possibile, e questi eventi ne sono la lampante dimostrazione. L’Artico è così, nessuno lassù può farcela da solo. Questo fatto va riconosciuto, la ricerca scientifica e la collaborazione accademica non si possono fermare.

Non esiste Russia senza Artico ma non dobbiamo dimenticare che non esiste nemmeno Artico senza Russia. Auspico che, almeno nelle questioni che riguardano la regione polare, l’Europa torni a considerare il gigante d’Oriente come un pari, riaprendo i canali diplomatici e di cooperazione, almeno in ambito prettamente scientifico. Senza questa collaborazione, non potremo mai più nemmeno intravedere cambiamenti positivi per la regione e la crisi climatica in corso non farà che aggravarsi.

L’Artico è la nostra casa comune. Non possiamo dimenticarlo.

Tommaso Bontempi

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Tommaso Bontempi
Dottore in Relazioni Internazionali Comparate, laureato presso l'Università Ca' Foscari di Venezia. Sono appassionato di tutto ciò che riguarda l’Europa orientale, dalla storia alla cultura alle lingue. La mia vita si svolge tra l’Italia e la Russia.

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