A Roma il convegno annuale di presentazione del programma di ricerche in Artico, organizzato al CNR.
Il futuro dell’Italia nell’Artico
I più recenti rilevamenti confermano che l’aumento della temperatura in Artico è drammaticamente superiore alla media mondiale, con alcune regioni che presentano un aumento fino a 2.7°C ogni dieci anni, corrispondente addirittura a 5-7 volte il tasso di crescita globale della temperatura.
A Roma è stato presentato il nuovo programma triennale di ricerca (PRA) nell’Artico, finanziato dal MUR e concentrato a destinare risorse per la ricerca scientifica nella regione fino al 2026. Il convegno è stato anche l’occasione per fare il punto sulla gravità della crisi climatica e della distruzione di biodiversità in atto in Artico, oltre che per presentare i risultati dei primi anni di finanziamento del PRA.
La novità per l’Italia nell’ultimo periodo è l’acquisizione di una nuova nave da ricerca polare da parte dell’OGS, la nave oceanografica “Laura Bassi”, che ha già effettuato una prima campagna in Artico, con tre progetti di ricerca co-finanziati su fondi PRA, e che auspicabilmente potrà tornare nella regione polare artica.
A questa disponibilità si aggiunge, a partire dal 2023, quella della nave oceanografica del Cnr “Gaia Blu”, in grado di svolgere ricerche in oceano e in aree polari artiche durante la stagione estiva. Vanno ricordati anche gli osservatori marini profondi al largo delle Svalbard (mooring oceanografici), mantenuti dal 2014 con sforzo congiunto di OGS e Cnr, con il supporto dell’Istituto Idrografico (IIM) e del Centre for Maritime Research and Experimentation (CMRE).
Il cambiamento in atto e le azioni di monitoraggio
“Il ghiaccio marino artico si sta riducendo sia in estensione che in spessore a una velocità che non ha precedenti, riducendo l’estensione dello schermo bianco in grado di riflettere energia termica nello spazio. La fusione del permafrost terrestre e subacqueo causa una drammatica accelerazione dell’immissione di gas climalteranti in atmosfera. La jet stream atmosferica che circonda l’Artico sta perdendo velocità, portando occasionalmente aria fredda alle medie latitudini ma causando ulteriore riscaldamento in Artico.
La calotta di ghiaccio della Groenlandia è destabilizzata e destinata a causare un innalzamento del livello del mare globale senza precedenti negli ultimi 10.000 anni”, ha affermato Fabio Trincardi, direttore del Dipartimento di scienze del sistema Terra e tecnologie per l’ambiente del Cnr, e rappresentante uscente dell’Ente nel Comitato Scientifico Artico del PRA al meeting annuale del Programma Ricerche in Artico, organizzato a Roma, presso la sede centrale del Consiglio nazionale delle ricerche, giovedì 22 febbraio.
Tra gli obiettivi ad ampio raggio del programma rientra la comprensione quantitativa dei complessi processi responsabili della “Arctic Amplification”, ovvero i motivi per cui l’Artico si sta scaldando a un ritmo molto più veloce del resto del pianeta.
Il PRA mette, inoltre, in evidenza l’importanza per la ricerca in Artico della Stazione “Dirigibile Italia” gestita dal Cnr alle Isole Svalbard sin dal 1997, come pure le iniziative italiane presso altre strutture artiche, a partire da quelle di ENEA, INGV e Università di Roma Sapienza presso l’High Arctic Atmospheric Observatory (THAAO) di Thule in Groenlandia e dell’INGV presso le stazioni di monitoraggio della ionosfera a Ny Alesund e Longyearbyen.
Leonardo Parigi
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