Intervista ad Ana Belen Lopez Tarraga, dottoranda del Dipartimento di Geografia dell’Università di Salamanca.
Madrid nel mondo artico
La diplomazia nell’ambito del Consiglio Artico si è arrestata negli ultimi mesi, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, ormai un anno fa. L’acquisizione da parte della Norvegia della presidenza del Consiglio Artico, prevista per il prossima Maggio, potrebbe portare a un nuovo inizio sia per gli Stati membri che per gli Stati non-artici.
Il 2013 è stato l’anno del grande ampliamento del Consiglio, con l’approvazione dello status di osservatore di Giappone, Corea del Sud, Italia e India. Tuttavia, la Spagna ha ottenuto tale status qualche anno prima, nel 2006. Con la dottoranda del Dipartimento di Geografia dell’Università di Salamanca, Ana Belen Lopez Tarraga, cerchiamo di capire perché la Spagna abbia aderito al Consiglio Artico con largo anticipo rispetto ad altri Stati, e come si posiziona in questo momento di crescente tensione nella regione.
La Spagna ha ottenuto lo status di osservatore nel Consiglio Artico nel 2006. In che modo Madrid ha contribuito al lavoro del Consiglio Artico, e quanto è stato importante per la Spagna far parte di questa piattaforma?
«Nonostante la lontananza della Spagna dall’Artico, storicamente le regioni polari hanno sempre suscitato grande interesse. I primi navigatori spagnoli raggiunsero le latitudini settentrionali del Pacifico nel XVI secolo, come Juan Rodríguez Cabrillo nel 1542. Successivamente, altri come Alessandro Malaspina navigarono alla ricerca del passaggio a Nord-Est. Già da queste brevi note è possibile intravedere l’interesse della Spagna per l’Artico.
La ricerca scientifica
La ricerca scientifica nelle aree polari riveste un ruolo estremamente importante. Resta inteso che i progressi della scienza contribuiscono a mitigare gli effetti che i cambiamenti climatici possono avere sull’ambiente. Tutti questi progressi devono essere utilizzati in modo positivo, migliorando lo sviluppo sostenibile della popolazione e degli ecosistemi.
Questo lavoro è stato svolto in misura maggiore nello spazio antartico. In particolare dal 1988, con l’avvio del Programma Nazionale di Ricerca in Antartide, nell’ambito del ruolo consultivo della Spagna nel sistema del Trattato Antartico. Tale è infatti l’impegno della Spagna nei confronti della scienza come formula per preservare le aree polari, che il Comitato polare spagnolo (l’autorità responsabile del coordinamento delle azioni della Spagna nelle aree polari) riferisce al Ministero della Scienza e dell’Innovazione.
A questo Ministero risponde uno dei rappresentanti della Spagna nel Consiglio Artico (Antonio Quesada, segretario esecutivo del Comitato polare spagnolo), mentre l’altro fa capo al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione (Francisco Aguilera, vice direttore generale).
In termini di finanziamenti, la Spagna finanzia la ricerca dagli anni ’60 su diversi aspetti ambientali, come l’atmosfera, gli oceani e i ghiacciai, e assegna risorse anche alla ricerca delle scienze sociali sulla sostenibilità. Dal 2015 tali risorse sono gestite dall’Agenzia Statale per la Ricerca, che fa capo al Ministero della Scienza e dell’Innovazione.
La presenza spagnola nell’area artica
Per tutti questi motivi, il contributo della Spagna ai lavori del Consiglio Artico si traduce in ricerca scientifica. Come spiega Francisco Aguilera in un’intervista per il Consiglio Artico, la Spagna sta contribuendo ai lavori del Consiglio Artico organizzando a livello nazionale quello che lui chiama un “collegio elettorale artico“, un comitato di esperti e lavoratori del settore pubblico che si dedicano a partecipare al lavoro di ciascuno dei gruppi di lavoro del Consiglio stesso.
Spiega inoltre che i settori in cui la Spagna può dare il maggior contributo sono l’energia, la ricerca e il soccorso, i trasporti marittimi e la pesca. Per quanto riguarda quest’ultimo punto, va notato che l’industria della pesca è uno dei maggiori interessi della Spagna nell’Artico.
Secondo i dati più recenti del Norwegian Seafood Council (un organismo che fa capo al Ministero norvegese del commercio, dell’industria e della pesca), la Spagna è il quarto maggior consumatore di pesce (pro capite) in Europa, dietro a Norvegia, Islanda e Portogallo.
Le aree di pesca
Una delle specie più consumate dagli spagnoli è il merluzzo. Secondo l’ultimo rapporto sul consumo alimentare in Spagna preparato dal Ministero dell’agricoltura, della pesca e dell’alimentazione, nel 2021 il consumo di merluzzo fresco nelle famiglie spagnole sarebbe aumentato del 44,4% rispetto al 2020.
Il merluzzo fresco rappresenta lo 0,13% del volume totale di cibo acquistato dalle famiglie spagnole, che equivale a un’assunzione media di circa 0,85 chili per persona all’anno, una quantità superiore del 44,2%.
Per la Spagna è possibile soddisfare questa domanda perché dispone di un’ampia quota di pesca nelle acque delle Svalbard. Per il 2022, la flotta spagnola ha una quota di cattura di 9.688 tonnellate di merluzzo artico, il 49,3% delle 19.636 tonnellate che corrispondono a quelle dell’Unione Europea in totale.
Una cifra che è stata concordata da Unione Europea e Norvegia, dopo mesi di trattative, dove gli Stati membri dell’UE alle Svalbard hanno rivendicato i loro diritti storici come ratificatori del Trattato di Parigi del 1920. A mio avviso, tutti questi aspetti riflettono i motivi per cui la Spagna ha aderito al Consiglio Artico prima di altri Stati non artici come l’Italia, la Cina o il Giappone.
La visione di Madrid
Va sottolineato che all’interno delle linee guida per lo sviluppo della sua strategia polare, un’intera sezione è dedicata allo sviluppo delle azioni che svolgerà in ambito scientifico.
Queste includono continuare a contribuire alla comprensione, alla conoscenza e all’osservazione dei processi geologici, biologici, oceanografici e atmosferici. Si sottolinea come la ricerca scientifica nelle aree polari richieda finanziamenti adeguati, organizzazione, stabilità e continuità nel tempo e si accenna, inoltre, alla necessità di infrastrutture specifiche e di una logistica complessa.
Nell’ottobre 2021, l’UE ha aggiornato la sua politica artica. È stato affermato che essa aiuta l’Unione a raggiungere gli obiettivi definiti dal Green Deal e a soddisfare i suoi interessi geopolitici. In una certa misura, gli obiettivi ambientali e gli interessi geopolitici possono generare qualche conflitto. In che misura l’approccio della Spagna nell’Artico è allineato a quello dell’UE? La Spagna condivide qualche interesse geopolitico nella regione?
In quanto membro dell’Unione Europea, gli interessi della Spagna nell’Artico sono allineati con quelli dell’Unione Europea. Ciò è espresso nelle suddette linee guida. A livello geopolitico e geostrategico, la Spagna è membro della NATO e ne sostiene tutte le azioni. Come si deduce sempre dalle linee guida, la Spagna è favorevole al mantenimento della pace, alla protezione dell’ambiente e alla sicurezza nelle aree polari.
Guardando alla situazione attuale con la probabile espansione della Nato nel Nord Europa, in che modo il dibattito interno spagnolo ha affrontato questa possibilità?
In linea con il discorso sulla NATO dopo l’aggressione della Russia in Ucraina, la Spagna si è impegnata durante il vertice della NATO a raddoppiare la sua spesa militare per questo decennio. Per questo motivo, il governo spagnolo ha approvato un aumento del 26,3% del budget del Ministero della Difesa, rendendolo uno dei Ministeri per i quali la spesa è aumentata di più nel 2023.
Quest’anno ha un budget di 15 miliardi di euro, pari all’1,2% del PIL. Inoltre, la Spagna ha anche ratificato l’adesione di Finlandia e Svezia alla NATO. Sebbene queste decisioni siano state approvate, sono state il risultato di lunghi dibattiti all’interno del governo spagnolo, in quanto parte dei partner del governo (ad esempio Podemos) si è opposta a questo aumento della spesa. Il partito sostiene che la soluzione del conflitto risieda nel dialogo sociale e non nell’invio di materiale militare in Ucraina».
Marco Volpe
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