Il 14 giugno 2022 ha ufficialmente avuto fine la disputa riguardante i diritti di sovranità sull’isola di Hans che coinvolgeva Canada e Danimarca dal 1973. Un taglio netto ha diviso l’isola in due, una metà a Copenaghen e l’altra a Ottawa.
Una storia complessa
Questa piccola isola di soli 1,3 km² situata nello stretto di Nares, una piccola striscia di mare che separa la Groenlandia dal Canada, è stata nel corso della storia contemporanea poco considerata. Storicamente, da un lato i danesi reclamavano di avere il diritto alla sovranità dell’isola per vari motivi.
In primis, sostenevano che fosse stata scoperta da un esploratore danese (Hans Hendrik, da cui deriva il nome dell’isola), che fosse originariamente utilizzata dalla popolazione inuit stabilita in territorio groenlandese (che chiama l’isola Tartupaluk) e che in ogni caso facesse geologicamente parte della Groenlandia.
Dall’altro lato, i canadesi sostenevano che l’isola fosse invece geologicamente collegata al territorio del Canada più settentrionale, il Nunavut (e all’isola di Ellesmere nello specifico), e per di più non riconoscevano la scoperta di Hendrik. Ad ogni modo, la disputa tra Danimarca e Canada per la sovranità dell’isola ha avuto ufficialmente inizio nel 1973, quando i due governi si riunirono per delineare il confine marittimo tra la Groenlandia (nazione costitutiva del Regno di Danimarca) e i territori del Canada.
Il confine marittimo
Il confine marittimo deciso si snodava lungo l’unione di linee rette passanti per 127 punti differenti. L’isola di Hans ricadeva nell’unica area dove la linea veniva spezzata, esattamente tra i punti 122 e 123. Con quell’accordo i due Stati non riuscirono infatti a trovare una soluzione sulla divisione dell’isola, atto che come conseguenza ebbe quello di portare i due Paesi a sostenere la propria sovranità sull’isolotto dando così inizio alla disputa.
Fu a partire dagli anni Ottanta che ebbe inoltre inizio la tradizione (o per meglio dire la particolare consuetudine, da parte degli eserciti dei due Paesi) di recarsi sull’isolotto per issare la propria bandiera e rimuovere quella dell’“avversario”. Oltre a lasciare una bottiglia di whisky canadese o di schnapps, liquore tipico danese.
È stata propria questa usanza a dare il nome di “Guerra del Whisky” alla disputa territoriale. Nel 1984 il ministro danese per la Groenlandia Tom Høyem, dopo essere venuto a conoscenza di missioni esplorative guidate da un’azienda petrolifera canadese nella zona, si recò sull’isola per issare una bandiera della Danimarca, sottolineando l’intenzione del governo danese di reclamarne la sovranità dando inaspettatamente inizio alle missioni “cambia bandiera” sull’isola.
Gli interessi strategici
Ogni pezzo di terra emersa può portare un vantaggio di tipo strategico, tuttavia l’isola di Hans è un piccolo promontorio roccioso disabitato e di fatto difficilmente raggiungibile. La sua importanza strategica risiede principalmente nel ricadere su una possibile rotta che raggiunga il Mar Glaciale Artico (come sappiamo infatti il ghiaccio permanente e non permanente nell’Artico continua a diminuire a causa delle crescenti temperature dovute al riscaldamento globale e questo potrebbe portare allo sviluppo di nuove rotte).
Alla stessa maniera, nonostante oggi risulti quasi impossibile portare avanti attività di questo tipo (per via delle condizioni climatiche, della natura del fondale molto profondo e per la presenza di ghiaccio), le acque territoriali dell’isola danno diritto a chi ne ha la sovranità di far valere i propri diritti per eventuali estrazioni di idrocarburi e minerali.
La risoluzione della disputa
Avendo evitato di dover ricorrere al Tribunale internazionale dell’Aia per la sua risoluzione, la disputa è stata indubbiamente risolta nella maniera più semplice e diretta che potesse essere utilizzata, quella di una negoziazione e un successivo accordo politico tra le due parti coinvolte.
Grazie al gruppo di lavoro istituito nel 2018 tra Canada e Danimarca (nella quale erano coinvolti anche i governi nazionali del territorio di Nunavut e quello della Groenlandia) è stato possibile nell’arco di solamente 5 anni (segnati anche dalla pandemia da COVID-19) arrivare a una soluzione che, aspettata per quasi 50 anni, ha saputo accontentare i due governi. Inoltre, nel caso di una futura indipendenza della Groenlandia da Copenaghen, il diritto territoriale della parte dell’isola oggi sotto il controllo della Danimarca verrà automaticamente trasferito a Nuuk.
Nei fatti l’isola è stata quasi letteralmente tagliata in due, seguendo infatti una cresta naturale il 60% del suo territorio è stato destinato alla Danimarca, mentre il restante territorio sul lato occidentale è ora parte del Canada.
L’accordo inoltre ha portato a un interessante sviluppo di tipo geografico. Per i due Paesi questo è infatti il secondo confine terrestre in assoluto, ancora più particolare visto che unisce un Paese europeo a uno americano.
Vista l’attenzione sull’invasione russa dell’Ucraina, i rispettivi ministri degli affari esteri hanno voluto sottolineare come la risoluzione della disputa sull’isola di Hans debba essere considerata come un esempio di confronto politico pacifico basato sul diritto internazionale. Jeppe Kofod, ministro degli esteri danese, ha affermato che “mentre siamo qui oggi, assistiamo a gravi violazioni delle leggi internazionali in un’altra parte del mondo. Al contrario, abbiamo dimostrato come le controversie internazionali di vecchia data possano essere risolte pacificamente e rispettando le regole”.
La cerimonia di firma dell’accordo, a cui erano presenti il ministro degli esteri canadese Mélanie Joly, il ministro degli esteri danese Jeppe Kofod e il primo ministro groenlandese Múte B. Egede, si è infine conclusa con lo scambio di bottiglie di liquore e di schnapps, probabilmente le ultime.
Per approfondire:
- Rudnicki, J., 2016. The Hans Island Dispute and the Doctrine of Occupation. Studia Iuridica 68, 307–320.
- Stevenson, C., 2007. Hans Off!: The Struggle for Hans Island and the Potential Ramifications for International Border Disupute Resolution. Boston College International and Comparative Law Review 30, 263-275.
Gianmaria Dall’Asta
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Veramente interessante. Una situazione sconosciuta gestita pacificamente negli anni forse anche grazie alle bottiglie di liquore!!