Negli ultimi due mesi il governo groenlandese ha preso diverse decisioni in materia di concessione e revoca di licenze esplorative rimescolando un po’ le carte in tavola, le quali hanno coinvolto una società mineraria cinese, una inglese e una australiana.
Duro colpo per la Cina
Il governo groenlandese, il mese scorso, ha dichiarato di aver revocato a una società mineraria cinese – la General Nice – la licenza esplorativa per un giacimento di ferro situato vicino alla capitale Nuuk. La General Nice aveva preso il controllo del progetto della miniera di Isua nel 2015, sostituendo la precedente proprietaria (London Mining), ed è stato il primo progetto del suo genere ad essere avviato da parte del Paese asiatico nella regione artica.
Nella nota governativa a riguardo si legge che il motivo della revoca riguarda sia l’inattività del sito sia il mancato pagamento di garanzia concordato con la società. Il governo ha inoltre chiesto che tutti i dati geologici vengano restituiti, che vengano depositati i pagamenti rimanenti di 1,5 milioni di corone danesi, e che l’area della miniera venga ripulita.
Questa decisione ha inflitto un duro colpo ai tentativi delle compagnie cinesi di ottenere un punto di appoggio sull’isola artica, la quale si trova al centro delle mire di Pechino da tempo. La Cina ha rinnovato il suo interesse nell’area a partire dal 2005, dimostrandosi estremamente intenzionata a partecipare allo sviluppo infrastrutturale nelle zone più ricche di bacini minerari.
Un altro duro colpo era derivato anche dalla decisione del governo di vietare l’estrazione di uranio, fermando di fatto lo sviluppo della miniera di Kuannersuit, in parte di proprietà di una società cinese.
Lo sfruttamento continua
Per quanto riguarda la concessioni di nuove licenze, a guadagnarci è stata una società inglese. Pochi giorni fa, infatti, il governo della Groenlandia ha approvato due domande per il conferimento di licenze esplorative da parte della società inglese Skyfire Ldt.
Le licenze in questione riguardano l’esplorazione di siti per il reperimento di gas industriali, e si tratterebbe delle prime licenze conferite di questo tipo. Il governo di Nuuk si è affrettato a precisare che l’approvazione di queste domande non è in contraddizione con la decisione presa precedentemente di interrompere le esplorazioni di idrocarburi in Groenlandia.
A partire dal luglio scorso la Groenlandia ha deciso di porre fine a tutte le future esplorazioni petrolifere, e successivamente ha ripristinato il divieto, quasi completo, sull’estrazione dell’uranio. Compresa l’esplorazione di siti con bassa concentrazione di uranio e di altri elementi radioattivi.
Chi vince e chi perde
Buone notizie anche per la Ironbark, una società mineraria australiana che è dietro l’enorme progetto di estrazione dello zinco nel fiordo di Citronen, nel nord dell’isola. Questa società aveva ottenuto il permesso di estrarre zinco già nel 2016, ma pochi giorni fa è arrivata la conferma che la U.S. State Export Credit Bank presterà 4.3 miliardi di dollari alla società in questione con lo scopo di incrementare e ingrandire il progetto di Citronen.
Nonostante la concessione di nuove licenze e progetti di ingrandimento di siti minerari già presenti, il governo ribadisce che l’esplorazione e l’estrazione dovranno sempre avvenire nel rispetto di condizioni speciali per la salvaguardia e tutela dell’ambiente, il principale obiettivo del partito attualmente al potere.
Giulia Sacchi
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