Nei prossimi dieci anni saranno investiti complessivamente 716 miliardi di rubli (8,25 miliardi di euro) in infrastrutture che renderanno la rotta navigabile tutto l’anno.
Duemila per cento di crescita nell’arco di un decennio
Centocinquanta milioni di tonnellate sulla rotta del Nord, di cui 30 in puro transito. Questo il nuovo, ambizioso obiettivo di Mosca per lo sviluppo della Northern Sea Route. La Russia punta sempre più forte sullo sviluppo della “nuova” rotta commerciale, nonostante il numero assai risibile delle navi cargo che abbiano solcato le gelide acque artiche in questi anni.
Il vice primo ministro Andrei Belousov ha presentato il piano di Mosca lo scorso 19 luglio in un incontro online presieduto da Vladimir Putin, che da sempre punta forte sulla crescita della rotta e delle conseguenti infrastrutture marittime e terrestri. Il Cremlino vuole 80 milioni di tonnellate di spedizioni sulla rotta entro il 2024, e i ministri del governo stanno lottando per raggiungere l’obiettivo in tempo, nonostante una lunga serie di problemi tecnici e commerciali.
Secondo Belousov, sono in programma grandi investimenti. Nei prossimi dieci anni saranno investiti complessivamente 716 miliardi di rubli (8,25 miliardi di euro) in infrastrutture che renderanno la rotta navigabile tutto l’anno. Più della metà della somma verrà investita prima del 2024, con Rosatom in prima linea a versare circa 260 miliardi di rubli per il raggiungimento dell’obiettivo. La società è responsabile della costruzione di nuove infrastrutture e navi rompighiaccio, inclusa la potente nave “Lider”.
Accordi e scommesse
Il 23 luglio scorso DP World e Rosatom hanno firmato un accordo di sviluppo congiunto per il Northern Transit Corridor, rotta che integra la Northern Sea Route estendendosi da Murmansk a Ovest fino alla Kamchatka a Est. L’accordo è stato firmato a San Pietroburgo dal sultano Ahmed Bin Sulayem, presidente del gruppo e amministratore delegato di DP World, e da Aleksey Likhachev, direttore generale di Rosatom.
Secondo i termini dell’accordo, DP World e Rosatom costituiranno una joint venture che investirà, costruirà e gestirà capacità di trasporto e logistica lungo il Northern Transit Corridor. L’Artico si sta sciogliendo, dischiudendo alla Russia l’opportunità sia di avere accesso ad un agognato mare “caldo”, sia ad una futuribile e appetibile via commerciale tra Oriente ed Europa. Nel 2019 merci per un valore di 362 miliardi di dollari sono approdate in Europa partendo dalle coste asiatiche, mentre solo 198 miliardi di dollari hanno seguito il percorso inverso.
Nel corso dello stesso anno sono state trasportate 31 milioni di tonnellate di merce su questa rotta, con un deciso incremento rispetto all’anno precedente (+56,7%).
Condizionare il mercato cambiando le rotte
Nonostante il tema sia complesso e ballino miliardi di dollari di investimenti, ad oggi si parla soprattutto di GNL e di materie prime, con buona pace di chi vorrebbe veder transitare grandi portacontainer a un ritmo decisamente più dinamico. La rotta del Mare del Nord è sempre stato il punto di riferimento della navigazione artica russa.
Il tragitto prevede un viaggio che attraversa le acque tra l’arcipelago di Novaya Zemlya e lo Stretto di Bering. E Mosca non ha mai nascosto quanto sia importante per lo sviluppo regionale, oltre che per accentuare la propria supremazia in un’area di rapido e crescente interesse globale. La situazione pandemica ha ulteriormente accentuato i problemi della rotta settentrionale, che da progetto andrebbe a rivoluzionare la classica rotta Asia-Europa, evitando il transito a Sud, via Stretto di Malacca e Suez, a vantaggio dei porti del Nord Europa.
La rotta, a pieno regime, andrebbe a ridurre fino a 19 giorni il tempo di viaggio tra il sud-est asiatico e l’Europa nord-occidentale. Secondo la Northern Sea Route Administration, il 22 luglio un totale di 64 navi navigava nelle acque artiche, una decina delle quali a est della penisola di Taymyr. Nonostante le evidenti difficoltà atmosferiche e ambientali, Mosca scommette sullo sviluppo della rotta, e non ha alcuna intenzione di rivedere il suo piano complessivo.
Articolo pubblicato precedentemente su ShipMag
Leonardo Parigi
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