Le smart city sono un passo cruciale per la creazione di un futuro più sostenibile nella regione circumpolare. Contribuiscono, infatti, ad un approccio “più intelligente” allo sviluppo economico, sociale e ambientale.
L’esplorazione di questo nuovo modello urbanistico assume una importanza fondamentale, considerando gli enormi effetti che il climate change ha nel Nord del mondo e per l’adozione di nuove politiche maggiormente orientate a una vita sostenibile e resiliente delle comunità artiche.
La trasformazione dell’economia
Ciò che è apparso dalle prime esplorazioni dell’Artico – e che in verità tutt’ora appare – sono le grandi difficoltà di abitare in una zona del mondo fredda e coperta dai ghiacci prima, in fase di scongelamento e per questo più pericolosa per la salute umana e animale oggi.
Durante il diciassettesimo e il diciottesimo secolo, l’economia artica venne organizzata in dipendenza alle risorse naturali, nel rispetto della flora e della fauna, ma questa fase durò poco, facendosi sempre più largo le esigenze dei Paesi Occidentali, alla ricerca di risorse naturali e minerarie.
Ciò ha portato le attività commerciali della regione circumpolare ad adeguarsi alle esigenze del mercato e a essere principalmente orientate alle estrazioni minerarie, al commercio di pellicce e alla caccia alle balene. L’Artico si è quindi sviluppato intorno ai centri maggiormente ricchi di queste risorse, creando delle città distanti tra di loro e dei servizi non sempre alla portata di tutti, accentuando anche una massiccia migrazione delle popolazioni artiche dai centri rurali alle città.
Oggi circa i tre quarti della popolazione dell’Artico vivono in aree urbane. Questi cambiamenti nelle popolazioni, nelle economie e infine nelle culture che accompagnano l’urbanizzazione del nord circumpolare presentano nuove sfide e opportunità.
Arrivano le Smart City
La smart city è una città dove esiste un equilibrio tra la vita delle persone, l’ambiente naturale e l’efficienza dei servizi. La smart city ha lo scopo di creare una vita migliore, attraverso una gestione intelligente dei tessuti abitativi e dei servizi umani.
Questi concetti in Artico sono già realtà, e diventano ancora più indispensabili alla luce di una necessaria resilienza delle comunità che qui vivono e che quotidianamente sperimentano gli effetti dei cambiamenti climatici. In varia misura, diverse città dell’Artico hanno abbracciato il concetto di smart city, ma tre si distinguono per “anzianità” : Anchorage (Stati Uniti), Bodø (Norvegia) e Oulu (Finlandia).
Bodø, ad esempio, ha sviluppato un piano politico e di sviluppo orientato alla sostenibilità per lo più nel settore dei trasporti pubblici e nel potenziamento dei parchi, mentre Anchorage si è concentrata maggiormente sull’aspetto di “smart” inteso come città intelligente, utilizzando per lo più telecomunicazioni.
Oulu è la smart city artica più completa, che integra servizi e telecomunicazioni efficienti a tal punto da garantire una vita sana e sostenibile ai propri cittadini. Tutte le città artiche in generale hanno tratto un grande beneficio dall’attenzione mostrata da sempre a livello centrale ai temi della sostenibilità. Questo ha portato a decisioni come quella di spostare l’aeroporto a Bodø lontano dal centro abitato, oppure di localizzare la sede di Nokia a Oulu.
Un tessuto sociale pronto al cambiamento
Quello che emerge in definitiva è che nella regione circumpolare la città sostenibile è già una realtà tangibile e concreta. Occorre oggigiorno incrementare il numero di smart city tra i ghiacci, viste le proiezioni della comunità scientifica non propriamente rosee.
Se continuiamo rilasciando nell’atmosfera un valore ci CO2 sempre così alto, i ghiacciai dell’Artico potrebbero non sopravvivere, e con questo ci sarebbero delle ripercussioni economiche e sociali non indifferenti.
Nell’ultimo anno il numero di chi lascia i centri rurali, colpiti dal climate change e dalla mancanza di risorse alimentari (per esempio riduzione del numero di pesci) per ripararsi nelle città è in aumento costante.
Questo provoca un appesantimento del tessuto urbano che non è pronto a livello strutturale e sociale ad accogliere chi arriva. Cosa fare quindi se non riprogettare in un’ottica più sostenibile l’idea di città artica? Per quello che riguarda invece il nostro mondo – che sta con calma affacciandosi alla progettazione urbana sostenibile – l’unica soluzione è solo una: imparare dall’Artico!
Andrea Grieco
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